31 gennaio 2006

la Manifestazione

LA MANIFESTAZIONE
Shoah, in corteo i sopravvissuti ai lager
Ex deportati, Anpi e comunità ebraica in piazza Duomo per la Giornata della Memoria

dal Corriere - 30 gennaio 2006

I luoghi dell'orrore. Lager e piazze di stragi. Bergen-Belsen, Mauthausen, Dachau, Auschwitz, Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema. Cartelli neri come il dolore del ricordo. E poi il blu della speranza, quello dello striscione alzato dai bambini: «Per non dimenticare la Shoah». Passato e futuro nella manifestazione per la Giornata della Memoria. Il corteo del Comitato permanente antifascista e della Comunità ebraica ha invaso piazza Duomo intorno alle 16.30 di ieri: centinaia di milanesi, ex deportati, partigiani, rappresentanti istituzionali, politici e sindacali, per ricordare l'orrore dell'Olocausto e i crimini commessi dai nazisti nei Paesi occupati.
«Nella tradizione ebraica la memoria è fondamentale; bisogna fare lo sforzo di sentire la sofferenza degli altri per identificarsi», ha sottolineato il rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib. Ma il ricordo deve servire soprattutto «per il presente e il futuro», perché «l'antisemitismo non è mai morto». Arbib ha spiegato che «c'è una lunga storia di odio antiebraico che ha permesso il nascere dello sterminio, una storia che non nasce e non finisce con la Shoah e ci riguarda ancora oggi perché si assiste di nuovo a episodi di antisemitismo».
Alla manifestazione hanno partecipato, fra gli altri, Milly Moratti e Bruno Ferrante, il capogruppo dei Ds in consiglio comunale, Emanuele Fiano, il segretario milanese di Rifondazione, Augusto Rocchi, e il deputato di An, Ignazio La Russa, che si è detto «solidale con gli amici della comunità ebraica».
Sul palco di piazza Duomo, l'attrice Anna Nogara ha letto una poesia del premio Nobel polacco Wislawa Szymborska e «La bambina di Pompei» di Primo Levi. «Qualcuno pensava che questo giorno fosse superfluo — ha sottolineato Fiano —. Così purtroppo non è: sentiamo nel mondo ancora parole di odio antisemita». «Milano è medaglia d'oro per la Resistenza e l'antifascismo ha un radicamento profondo», ha aggiunto Rocchi. La manifestazione della Giornata della Memoria, ha concluso, «deve servire per un cambiamento profondo della società». (A. St.)

28 gennaio 2006

Vota.. Firma..


Importante comunicazione per gli amici di Milano.
Domani, domenica 29 gennaio, dalle ore 08.00 alle ore 22.00 si aprono i seggi per la primarie della nostra città che indicheranno il candidato a sindaco che sfiderà il centro destra.
Nell'invitarvi a garantire la vostra presenza e quella di vostri amici, parenti, vicini di casa ecc. perché questo avvenimento abbia almeno lo stesso successo del 16 Ottobre, ed ottenere il miglior risultato possibile per sfidare a testa alta il centro destra, vi informiamo che nei seggi della Cooperativa Barona E. Satta e di Via Tre Castelli Milano Zona 6. ci sarà la presenza di un incaricato per la raccolta delle firme per l'indicazione del referendum sulla modifica della Costituzione.
I documenti per il voto delle primarie sono:
il documento d'identità
la tessera elettorale o, per chi ha ricevuto a casa la lettera spedita dal Comitato per le primarie, il coupon posto al fondo della lettera stessa debitamente compilato.
Ovviamente per la raccolta firme basta il documento d'identità.
Grazie a tutti buon voto.. buona firma..
ANPI Sez. Barona

Informazione Antifascista

Informazione Antifascista e' un progetto dell'Infoshop Mondodisotto di Bra (cn) www.mondodisotto.it

Informazione Antifascista n.13

La casa delle libertà bis: va in scena il nuovo ordine nero
di Gabriele Proglio

Le grandi manovre sono iniziate. E comprendono tutto l’arco della destra. Una ristrutturazione, un continuo andi-rivieni, una logica fine ma coerente nella strutturazione di un fronte nero da affiancare alle forze della destra “moderata”. Questa volta la posta in gioco è alta e lo stesso Berlusconi, pur di vincere, sta aprendo ai neofascisti e neonazisti promettendo posti di ruolo nella futura coalizione in caso di vittoria.
La corsa al rinnovamento d’immagine delle strutture neofasciste, o comunque alle correnti interne all’emisfero nero, non ha coinvolto la sola Mussolini (che comunque occupa il ruolo in quanto “nipote d’arte”) e la sua lista postfascista con aperture improbabili ma vere alle donne e ai gay, ma anche quasi tutte le altre sigle. La stessa Forza Nuova di Roberto Fiore pur continuando a professare una scelta di autonomia rispetto alla casa delle libertà sicuramente porterà i voti e le percentuali per aiutare la corsa del cavaliere nella “crociata anticomunista”.
Lo testimonia il recente comunicato nel quale si dice che “in occasione della seduta straordinaria dell' Ufficio Politico, il segretario nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore ha dato delega ai dirigenti nazionali Gianmario Invernizzi e Paolo Caratossidis di organizzare la raccolta firme, di stilare le liste e di conferire con tutte le forze alleate e non, in vista della presentazione delle liste per le imminenti elezioni politiche e competizioni amministrative”. La motivazione è una sola, salire sul carrozzone Fininvest. Eppure poco tempo fa gli stessi “duri e puri” della triade dio-patria-famiglia non solo contestavano il vicepremier Fini ma l’intero governo Berlusconi per molteplici motivi; la guerra, l’internazionalizzazione dell’economia, la mondializzazione, le scelte in materia d’immigrazione, di sviluppo europeo (per la firma della costituzione). Lo stesso Fiore in un comunicato usò parole pesanti nei confronti di Alemanno e Mantovano. Scrisse a proposito dell’azione dei due nazionalalleati “Questo riflette la mentalità opportunista e machiavellica (tipica dei colonnelli di AN) per la quale l’obiettivo non è battersi per le propri idee, bensì vincere le elezioni cavalcando i temi che, di volta in volta, possano far presa sugli elettori”. Poi grazie alla figura della Mussolini, riabilitata da Berlusconi con un’azione economicamente costosa ma fondamentale di revisionismo a favore del fascismo, la triade Azione Sociale/Forza Nuova/Fronte Nazionale è divenuta Alternativa Sociale. Poi le elezioni europee e la nomina di Alessandra Mussolini per Alternativa Sociale e di Luca Romagnoli tra le fila della Fiamma Tricolore. Entrambi si collocarono all’interno dell’assemblea come non iscritti; ovvero senza un allineamento con la destra o la sinistra riformista. Si unirono infatti alla destra radicale europea che elesse nella stessa collocazione Carl LANG, Jean-Marie LE PEN, Marine LE PEN, Fernand LE RACHINEL, Jean-Claude MARTINEZ, Lydia SCHENARDI per il Front National francese, Frank VANHECKE, Philip CLAEYS, Koenraad DILLEN per il fiammingo Vaams Blok, Andreas MÖLZER per il FPO dell’austriaco Haider.
Il test superato diede il “la” per un’ampia operazione chirurgica all’interno e all’esterno dell’area. Ora il cavaliere poteva contare su nuovi alleati che gli avrebbero consentito di scavalcare a destra Alleanza Nazionale con un prolungamento tacito del partito Forza-Italia che avrebbe limitato le richieste di Fini sulla futura leadership. L’odio tra la destra radicale e “l’erede traditore” di Almirante avrebbe impedito accordi sottobanco e retroscena pericolosi tra le due destre.
Proprio per questo motivo, proprio dopo il convegno di Alleanza Nazionale che vide Fini uscire sconfitto ma ugualmente presidente, gli attacchi si moltiplicarono dalla parte radicale verso quella considerata più “moderata”. Accuse di filosionismo, di interessi economici (che spesso nel gergo fascista sono riconducibili a intrighi “giudaico massonici”), di servilismo alla corte di Bush e Co, di mondializzazione e non protezione delle origini cristiane e dei valori occidentali.
Ma facciamo un passo indietro, ed in particolare all’inizio del 2004. I malumori all’interno del Movimento Sociale - Fiamma Tricolore sono tanti, troppi. Il segretario, l’eterno secondo Pino Rauti, ha delle posizioni che sono difficilmente conciliabili con un partito che aspira a diventare un punto di riferimento per la “destra antagonista”. Le radici filonaziste o comunque radicate nell’esperienza politica del Centro Studi Ordine Nuovo (poi Ordine Nuovo nel novembre del ’56 dopo la fuoriuscita dal MSI) e quelle inerenti il “protocollo di Venezia” (che doveva essere la carta d’azione della destra radicale e poi invece divenne una commistione di terrorismo e servizi segreti) non sono compatibili con un contesto d’azione europeo. Lo spazio di agibilità del ribellismo bruno (dei nazionalbolscevichi o dei comunitaristi) si è esaurito all’interno del Msi con il progetto dell’Orologio; una corrente interna che oppose alla linea atlantica e filodc di quegli anni (i primi anni 70), quella di una grande Europa unita da “Lisbona a Vladivostok” contro gli Usa. Ma questa esperienza terminò con il rientro di Almirante alla guida dell’Msi. Poi una serie di “figli d’arte” che furono coinvolti nelle trame nere degli anni 60/70/80 e in molte inchieste sulle stragi di stato. Alcuni nomi? Primi tra tutti Freda, Merlino, Delle Chiaie e Rocchetta. E poi nel curriculum dell’ex segretario ci sono segni indelebili della storia italiana ed estera; la Repubblica Sociale Italiana, il regime dei colonnelli in Grecia e quello dei falangisti in Spagna, inchieste per coinvolgimenti in stragi (quella di Brescia in primis), senza dimenticare le collaborazioni con i servizi segreti (basti qui ricordare la scoperta nel doporivoluzione dei garofani – in Portogallo – dell’organizzazione internazionale fascista Aginter press in collaborazione con l’Agenzia Oltremare) e alla creazione di nuovi soggetti nell’emisfero della destra eversiva (dai Far a Ordine Nuovo fino a Terza Posizione). L’uomo dell’idealismo neo-nazifascista ha quasi sempre dovuto cedere il testimone alla conduzione delle strutture, partiti o gruppi, che ha fondato. Questo perché più che un leader carismatico era e forse continua ad essere un libro nero aperto sul presente. Il significato delle motivazioni è la stessa che portò alla scissione tra Msi e il centro studi Ordine Nuovo;la fazione filoatlantica che voleva un connubio con la DC e Stati Uniti (quella di Almirante) si impose su quella per un fascismo e nazismo portato alle origini (quella di Rauti).
L’esautorazione di Rauti ad opera degli stessi vertici del partito è stato un forte segnale di cambiamento all’interno dell’area missina. Il suo pupillo Luca Romagnoli ha partecipato al push del vecchio fascista. L’occasione la si ebbe nell’ottobre del 2003 quando il Tribunale di Roma accogliendo le istanze di alcuni aderenti al partito, decise di invalidare l’elezione del direttivo del 2000. Rauti fu espulso e nel 2004 rientrò in politica dalla porta secondaria con una sigla nuova; il Movimento Idea Sociale (ottenendo alle europee il 0,1%).
Ma anche il MIS scese ad accordi con la Casa delle Libertà. Nel 2005, alle elezioni regionali, ottenne lo 0,5% risultando fondamentale per sostenere in alcune aree Berlusconi e co. Nel mentre la polemica sulla cacciata di Rauti andava avanti; il suo ricorso portò Romagnoli e i colonnelli della fiamma davanti al giudizio di una corte. Poi un’altra azione legale per la proprietà del simbolo; il MIS ha l’italia bianca sulla fiamma tricolore. Dopo la fuga verso Forza Italia del segretario nazionale Giuseppe Incardina, si è anche ipotizzata la candidatura (a nostro avviso abbastanza improbabile) di Rauti nelle fila del partito di Berlusconi. Dioniso è stato eletto vicario di Rauti, assieme a Colombo e Bruno.
L’area nera rimane comunque in subbuglio, si registrano lotte interne e faide mai risolte. Quelle tra il MIS e la Fiamma Tricolore ne sono un esempio; poi ci sono Forza Nuova contro il Fronte Sociale Nazionale di Thilgher. E poi ancora tutti contro la Fiamma che può essere considerata la struttura di genesi degli altri gruppi. Praticamente tutti nascono da una scissione con l’ex partito di Rauti. Nel 1991 si staccò Pisanò che creò il minipartito Fascismo e Libertà (oggi alla guida c’è Martorana), poi nel 1997 fu la volta di Tilgher che traghettò la componente nazionalpopolare quasi tutta nel Fronte Sociale Nazionale (una parte andò a finire in minigruppuscoli e nel Movimento Sociale Europeo), poi ancora nel 2001 si scinse la parte di Silvestri che creò il Fronte Nazionale.
Certo è che la politica del connubio destra-estrema destra venne intrapresa proprio da Rauti, con risultati sorprendenti. Oltre a quelli già citati bisogna evidentemente menzionare i 500 mila voti del 1999 (attestandosi all’1,6%) che furono determinanti per la vittoria di Forza Italia, come anche quelli del 2000 nelle elezioni regionali (in Calabria e Abruzzo).
A seguire le tante sigle del neofascismo e neonazismo italiano, ciascuna diversa, ciascuna con le proprie specularità. Il Fronte Sociale Nazionale porta con se l’eredità di Avanguardia Nazionale (Thilgher ne fu uno dei fondatori nel 1970). In quasi tutti i partiti della destra radicale vale la regola della triade d’intenti (un richiamo alla triade cristiana e pagana e prima ancora celtica). Per il FSN sono Nazionale/Sociale/Etnico-Culturale. A parte il primo tema (ovvio per questi partiti), il secondo porta il evidenza una “concezione antiliberista e anticapitalista” oltre che antiborghese, mentre il terzo mette l’accento sull’integrità dei valori e della cultura locale (non solo nazionale). All’interno del partito si evidenziavano la presenza di componenti nazional-comunitariste che dopo il risultato di Roma nel 1998 (con oltre ventimila preferenze), fuoriuscirono per convergere sui circoli comunitaristi, sul partito nazionalcomunitarista europeo e attorno alle riviste Rosso è Nero, Comunitarismo, Aurora e Orion. Il FSN mantiene comunque lo slogan terzoposizionista “né destra, né sinistra!”. Alcuni nomi tristemente noti del FSN; Paolo Signorelli (uno dei generali di Ordine Nuovo) e Stefano delle Chiaie (uomo di punta dell’eversione nera).
Per quello che concerne Forza Nuova (e ce ne sarebbe molto da dire) basti mettere in luce due punti. Il primo è la base militante di FN rappresentata dai disciolti gruppi di boneheads (nel 93 e 98) e dalla capacità di attingere a finanziamenti sui quali ancora non ci sono giustificazioni concrete. Si fecero ipotesi diverse; della cassa mai trovata di Terza Posizione (forse Morsello e Fiore ne sapevano qualcosa), al coinvolgimento di Fiore nei servizi segreti britannici (l’MI6) per distruggere il movimento di estrema destra nazionalista di Nick Griffin (il National Front). Ma senza risultati. Il secondo punto riguarda l’inclinazione integralista cattolica del partito (con riferimenti concreti alla “Guardia di Ferro” rumena e alla volontà di ripristinare il Concordato Stato/Chiesa del 1929).
L’ultimo partito, fuori da Alternativa Sociale, che ha stretto accordi con Silvio Berlusconi è quello di Gaetano Saya. Il “Nuovo Msi – Destra Nazionale” seppur giovane cartello del neofascismo è balzato agli ordini della cronaca per i contenuti razzisti e xenofobi (che ne hanno fatto oscurare il sito). Ma anche perché la scorsa estate, in una delle tante goffe azioni della polizia, si scopriva cosa doveva rimanere segreto. Ovvero una polizia segreta e parallela a quella ordinaria. Era il DSSA; il Dipartimento di Studi Strategici Antiterrorismo. Molti degli indagati erano iscritti al partito di Saya e molto probabilmente cercavano, o avevano trovato, contatti con i servizi segreti italiani. Poi l’azione della procura di Genova e gli arresti.
Vi sono poi azioni interne alla “cosa nera” per stringere coalizioni. Romagnoli è riuscito a far convergere l’interesse (e l’impegno elettorale) dei boneheads del Veneto Fronte Skinheads, di Base Autonoma e del Movimento Politico sulla Fiamma. Fiore invece si è orientato verso le esperienze di Casa Pound e dell’Osa (dopo la bomba al Manifesto di Insabato, Forza Nuova è stata allontanata da Berlusconi e i voti sono stati fatti confluire o in Alternativa Sociale o nell’elezione dell’eurodeputato Mario Borghezio). Thilger invece sta cercando di alzare la posta e di ricontrattare la sua presenza all’interno della coalizione.
La tattica di Berlusconi è quindi chiara; sfondare al centro (proponendo una destra liberista ed europea) e togliere spazio a Fini facendo coagulare attorno al neonato polo nero l’interesse per una riscossa revanscista e per la speranza di entrare nella maggioranza. Certo è che lo sdoganamento della destra radicale è ormai compiuto da tempo.
Altra considerazione doverosa è quella inerente il passato del nostro paese. E mi riferisco alle stragi dell’estrema destra da Salò ai giorni nostri. Un percorso denso di appuntamenti con il terrore, di intrighi e di omicidi giustificati dalla linea atlantica e dalla necessità di opporsi al comunismo in ogni sua forma e dimensione.
Parliamo della Repubblica di Salò e subito balza all’occhio la presenza del ministro Tremaglia, ma anche di Pino Rauti e di altri che militano nelle fila della Casa delle Libertà. Il dopoguerra? L’intrigo tra Usa/mafia/neofascismo genera molte sigle nuove nell’universo corporativo. I Far (Rauti ne era uno degli ideatori) in primis. Poi ancora le stragi di stato; da quel 12 dicembre a Milano, in Piazza Fontana, lungo un tragitto insanguinato che porterà a Bologna.
Quella stessa classe politica fascista che perpetrò il piano criminale dello stragismo oggi sembra dare alla luce una prospettiva governativa con i propri pupilli, certo con i nuovi crismi del caso, con nuove dimensioni politiche e con differenti scenari.
Ma rimane indelebile il continuo riferimento ideologico e tematico ad alcuni temi. L’immigrazione è quello principale. L’identità nazionale viene subito dopo. E a seguire l’onore e la patria, dio e la contestazione al sistema capitalistico, alla classe borghese, allo stato di precarietà e flessibilità costruito dalle stesse forze politiche con le quali andranno a braccetto alle elezioni. Una incoerenza massima, totale.
Eppure i riferimenti ideologici continuano a essere sempre gli stessi; da Mussolini a Hitler, da Evola a Borghese, da Freda a Thiriart, da Rosenberg a De Benoist. Come anche i simboli; la fiamma tricolore è la più gettonata. Ma anche ideogrammi e disegni che portano al III Reich e alle SS.
Dopo aver speso tante energie negli stadi per conquistare le curve (dagli anni 80 erano in corso infiltrazioni e guerre interne) oggi c’è un’altra priorità. Quella di diventare forza che conta. Infatti seppur sia innegabile la svolta a destra di molte tifoserie, molte altre sono divenute apolitiche in nome del “gioco del calcio”. Vi è poi un altro fattore da evidenziare sui gruppi della destra radicale; l’incapacità e l’impossibilità di trasferire i rapporti di forza che ci sono allo stadio nella città, nei quartieri, nel sociale. Paradossalmente l’arena contiene sia i gladiatori che i loro pensieri. Quindi ogni sforzo politico si esaurisce nei 90 minuti.
Di fronte a queste destre (il plurale quindi è d’obbligo) lo scenario diventa sempre più cupo. La Resistenza può ancora dare importanti lezioni di antifascismo, anche a distanza di tempo.

20 gennaio 2006

No al corteo Fascista

Milano, 20 Gennaio 2006

Ai Principali quotidiani

Alle emittenti Radio-tv

Loro sedi

COMUNICATO STAMPA

Il Comitato Antifascista prende atto con soddisfazione della decisione del Questore di Milano di sospendere il corteo nazionale della Fiamma Tricolore previsto per domani a Milano. E’ questa una vittoria importante degli antifascisti milanesi che si erano mobilitati per chiedere fosse risparmiata alla città la vergogna di una manifestazione, con saluti romani e inni al “Duce”, nella settimana precedente la ricorrenza del 27 gennaio, il “Giorno della Memoria”, istituito in ricordo dello sterminio degli ebrei e degli oppositori nei lager nazisti. Tanto più inaccettabile sarebbe stata la programmata presenza in Piazzale Loreto per ricordare Benito Mussolini, da parte di chi continua a rivendicare la propria continuità con la Repubblica Sociale di Salò, le leggi razziali e il sostegno al Terzo Reich hitleriano. Il divieto della manifestazione consente al Comitato Antifascista di disdire il previsto appuntamento promosso per sabato in Piazzale Loreto e impegnarsi con più forza alla riuscita delle scadenze celebrative, in primo luogo il corteo promosso insieme alla Comunità Ebraica del 29 gennaio che si snoderà alle 16 da Piazza San Babila alla Loggia dei Mercanti.

Il Presidente-Coordinatore

Tino Casali



Cari Compagni, ringraziandovi per le numerose telefonate, messaggi, adesioni, da come avrete letto, (vedi comunicato stampa Comitato Antifascista) il corteo fascista non ci sarà, dunque i previsti presidi a Piazzale Loreto e a San Babila, sono annullati. Ringraziandovi di nuovo per la vostra "attenzione Antifascista" un forte saluto.

ANPI Sez. Barona Mi.

19 gennaio 2006

"Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società".

P. Paolo Pasolini - "Le belle bandiere" - settembre 1962

21 Gennaio.

Il presidente dell’ANPI milanese, Tino Casali, ha inviato una lettera al Questore di Milano, Paolo Scarpis, confermando l’impegno dei partigiani milanesi in difesa dei principi e i valori della Resistenza. Di fronte al proposito della destra fascista e razzista di organizzare per sabato 21 gennaio un corteo nel centro di Milano, l’ANPI milanese chiama alla mobilitazione antifascista la città Medaglia d’Oro della Resistenza e organizza un omaggio ai 15 Martiri di piazzale Loreto.

Ecco il testo della lettera



Signor Questore,

a conoscenza della decisione assunta da diverse organizzazioni estremiste e di gruppi di neo-fascisti provenienti da Roma e da altre località, di organizzare delle manifestazioni di apologia del fascismo e contro i principi e i valori della Resistenza, Le confermiamo il nostro impegno unitario di promuovere, nel corso della settimana dedicata alla "Giornata della Memoria", alcune iniziative celebrative, e tra queste, Le segnaliamo:

momenti celebrativi in diverse scuole della nostra città

cerimonia dinanzi alle lapidi che ricordano e onorano la memoria dei 3.987 cittadini milanesi caduti per la libertà

21 Gennaio - ore 15 Omaggio alla memoria dei 15 martiri di Piazzale Loreto

29 Gennaio - ore 16 Concentramento dei partecipanti al corteo che si snoderà da piazza S. Babila per raggiungere la Loggia dei Mercanti, ove si concluderanno le manifestazioni celebrative sopra segnalate.

Mi è gradita l’occasione per porgerLe i migliori saluti

Tino Casali

Milano, 18 gennaio 2006

18 gennaio 2006

giornata nera...

La giornata nera di Milano

Sabato 21 gennaio 2006 il Movimento Sociale-Fiamma Tricolore ha indetto una manifestazione nazionale intitolata "Marcia su Milano", intorno alle parole d'ordine identità, sovranità, socialità. L'iniziativa, dall'appello sul sito del partito, consiste in un grande corteo che partirà da porta Venezia alle ore 16,30 e terminerà alle 19,00 in piazza San Babila con un comizio del Segretario Nazionale On. Luca Romagnoli. Dopo la tappa nella capitale del 29 ottobre 2005, intitolata in modo evocativo "Marcia su Roma", E il turno di Milano.

Appare evidente la volontà del partito di Romagnoli di affermarsi come forza (reale o presunta) trainante all'interno dell'area nazional popolare, rinvigorito dal recente "svecchiamento" che ne ha fatto il principale referente per alcune delle più importanti organizzazioni bonehead italiane (come il Veneto Fronte Skinheads e la Base Autonoma romana). Se la manifestazione capitolina assumeva un forte valore simbolico per la data scelta, quella di Milano vuole esplicitare un chiaro segnale, visto che confluisce in una piazza storica del neofascismo milanese e parte da un luogo dove solitamente si concentrano le grandi mobilitazioni sindacali e di Movimento. Un evento preparato in grande stile.

Sabato a Milano è prevista l'affluenza, oltre alle varie sezioni territoriali, anche di svariati gruppi di boneheads (soprattutto ma non solo) del Nord Italia, invitati a partecipare a prescindere dalla sigla di riferimento. Quasi scontata la significativa presenza del Veneto Fronte Skinheads. Da Roma partirà almeno un pullman, stando alla comunicazione apparsa sul sito internet della Federazione romana di Fiamma Tricolore di cui il responsabile Giuliano Castellino, ultras giallorosso e responsabile politico della Base Autonoma romana. Il sito internet in questione tra l'altro assomiglia più a quello di un gruppo di bonehead (cosa per nulla distante dalla realtà che a quello di un partito che beneficia del sostegno di un deputato al Parlamento europeo e di uno in quello italiano.
Sabato sarà una giornataccia per la città di Milano. Anzi, una giornata nera.

Per approfondire l'argomento: http://italy.indymedia.org/news/2006/01/967201.php

17 gennaio 2006

Blog perchè?

Perché speriamo che questo blog vi sia piaciuto.. Perchè volevamo in qualche modo sentirci più vicini a voi lettori, a voi iscritti alla sezione ANPI della Barona in questo momento particolare della NOSTRA storia, che da come ben sapete crea ancora problemi e difficoltà, ma noi certi delle nostre idee, continuiamo la nostra lotta e uniamo all’ omaggio doveroso di quanti pagarono il prezzo della libertà con la vita, un attimo di riflessione per la nostra libertà , conquista continua di civiltà e politica nata dalla democrazia e dalla Resistenza.
Vi aspettiamo tutti nella nostra sezione per continuare sulla strada che spesso sembra in salita, ma che come solito un vento benevolo che porta le note di una canzone partigiana come “fischia il vento” aiuterà a superare.
Un appello particolare ai giovani , operiamo uniti come allora perché nello spirito della Resistenza e nel ricordo dei nostri caduti, trionfino i grandi ideali di pace, giustizia, e libertà, libertà che vigoreggia dove lo spirito sa conservare il suo primato sulla materia, ove gli interessi privati sono vinti dal senso del bene comune e sociale. E ricordiamo a chi ne nega i valori le parole dello scomparso Norberto Bobbio
“ A coloro che non vogliono più saperne della Resistenza perché in Italia le cose non vanno come dovrebbero andare, c’è da rispondere che la nostra non sempre lieta situazione presente dipende da una ragione soltanto: che non abbiamo ancora appreso tutta intera la lezione della libertà. E siccome l’inizio di questo nuovo corso della libertà è stata la Resistenza, si dovrà concludere che i nostri malanni, se ve ne sono, non dipendono già dal fatto che la Resistenza sia fallita, ma dal fatto che non l’abbiamo ancora pienamente realizzata.”
Quale migliore augurio, dunque, continuare la Resistenza per migliorare noi stessi e la nostra società.
I.T.

16 gennaio 2006

“Salviamo la Costituzione ”
ANPI Sezione Barona

Lo scorso 16 novembre, con i voti della sola maggioranza di Governo, è stata approvata una riforma che stravolge la Costituzione italiana, approvata nel dicembre del ‘47 pressochè all’unanimità (solo 62 “no” su 556 eletti). Troppe bugie e luoghi comuni accompagnano la riforma: vediamoli.

Hanno detto che siamo conservatori e che le Costituzioni vanno svecchiate. Ma gli Stati Uniti si tengono la loro Carta fondante da più di 2 secoli e ne vanno orgogliosi; la nostra ha solo 60 anni e, pur con inevitabili difetti, ci ha garantito 60 anni di vita democratica.
Hanno detto che non c’è nulla di male a fare qualche modifica alla Costituzione. Ma l’attuale riforma tocca oltre un terzo degli articoli costituzionali (57 su 139 complessivi), e dunque più che di una riforma si tratta di un vero e proprio stravolgimento.
Infatti, definita addirittura “incostituzionale” da autorevoli personalità, anche se non tutta da buttare, è stata giudicata negativamente dalla maggior parte dei più importanti costituzionalisti italiani.
Hanno detto che non c’è da preoccuparsi, perché la riforma, pur ampia, non tocca la parte più importante della Costituzione, la Prima (quella dei principi e dei diritti). Ma, anche se relativa alla sola Parte Seconda (quella sul sistema politico), per i suoi contenuti appare incidere sostanzialmente anche sui Principi Fondamentali e sui diritti della Parte Prima.
Hanno detto che finalmente ci libereremo del centralismo statale. Ma il Federalismo all’italiana, a ben guardare più di facciata che di sostanza, inquina pericolosamente il concetto di “Repubblica, una e indivisibile”. Anziché potenziare il decentramento, si è preferito conferire competenza esclusiva alle Regioni in 3 materie delicatissime, come scuola, sanità e polizia locale e amministrativa.
Hanno detto che la riforma velocizzerà la funzione legislativa. Ma, in realtà, essa diventa un labirinto intricatissimo, per cui risulta difficile stabilire anche solo chi è competente a legiferare su una materia, se di una Camera, se dell’altra, se di entrambe, se delle Regioni. E’ ragionevolmente prevedibile un alto livello di conflittualità istituzionale, che bloccherà, anziché rendere più efficiente, il nostro sistema politico.
Hanno detto che il governo sarà reso più forte applicando il premierato all’inglese. Solo che il premierato italiano col modello inglese ha poco a che vedere. Più che all’esecutivo, vengono conferiti ampi poteri ad una persona, ovvero il premier eletto direttamente dai cittadini, quando questa elezione diretta non esiste in nessun’altra democrazia occidentale. Si ricalca solo formalmente il modello inglese senza premetterne la sostanza.
Hanno detto che le funzioni di garanzia sono preservate. Ma nel caso della Corte Costituzionale si interviene pesantemente alterando l’equilibrio nella composizione dei giudici, tra i quali aumentano quelli di nomina politica. Il che vuol dire minarne l’autonomia complessiva. Il Presidente della Repubblica, poi, si vede anch’esso togliere alcune importanti prerogative.
Hanno detto, infine, che facciamo del catastrofismo. Ma la democrazia non è un motore che può essere modificato indiscriminatamente, se non al prezzo di comprometterne l’equilibrio. L’aumento dei poteri dell’esecutivo con contemporanea diminuzione di quelli del Parlamento, accompagnata ad una intromissione del primo nel secondo, mina la tripartizione dei poteri su cui si basa la nostra democrazia.

Per questo al prossimo referendum confermativo dobbiamo votare NO, per ribadire a gran voce che la Costituzione è di tutti e che a tutti ha garantito 60 anni di vita democratica .

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...