20 novembre 2007

ANPI Via Mascagni

A.N.P.I. –
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Comitato Provinciale di Milano

Nelle settimane scorse la stampa ha diffusamente informato i cittadini di Milano delle iniziative che il Comune ha adottato o è in via di adottare per valorizzare patrimonialmente il proprio demanio immobiliare, mettendolo sul mercato, sia pure previa adozione di provvedimenti che evitino i disagi che dall’operazione possano derivare alle famiglie, agli enti o alle Associazioni che occupano gli immobili da porre in vendita.
Anche se ancora non è ufficialmente apparso, tra gli immobili già posti in vendita, quello che in parte è occupato dall’ANPI in via Mascagni, è ben risaputo e non c’è dubbio che anche l’immobile di via Mascagni sarà posto in vendita e che l’ANPI, correlativamente, sarà coinvolta nelle conseguenze gravissime di tale vendita, che comporterebbe, chiaramente, lo sloggio dell’ANPI.
Ciò non può che suscitare, in tutti coloro che partecipano alla vita dell’ANPI o che in essa comunque si riconoscono, una profonda preoccupazione, perché, con il trascorrere degli anni, per tutte le ragioni note o intuibili del caso, è certo, in questo momento, che l’ANPI, se nel passato riuscì con immensi sacrifici a compensare il Comune, proprietario dell’immobile, riconoscendogli un canone di locazione, oggi non è più assolutamente in grado di farlo.
Questa situazione non può e non deve, in assoluto, essere occasione di umiliazioni inaccettabili per l’ANPI, che non può essere sfrattata come un inquilino moroso, né può essere trattata con caritatevole considerazione e mandata non si sa dove a vivere un tramonto che tanti le vorrebbero infliggere.
L’ANPI è ben viva e operante ed ha diritto ad una casa che le Istituzioni della Repubblica hanno il dovere di garantirle. Una casa come quella che ha, centrale e funzionale.
Proprio in questi mesi cade in 60° della creazione della fondazione del Corpo Volontari della Libertà italiana, che fu voluta, dopo la liberazione, perché nella società nuova nata dalla Resistenza e plasmata nella proiezione dei valori della Costituzione, continuasse ad essere riconosciuto e rispettato il Corpo Volontari della Libertà, che nacque nel marzo del 1944 per unificare nella lotta resistenziale tutti i combattenti della libertà, sotto l’egida e il riconoscimento ufficiale del Comitato Nazionale Liberazione Alta Italia e del Governo legittimo di quel tempo.
I componenti di quel Corpo Volontari della Libertà sono oggi i partigiani e i soci dell’ANPI, della FIAP e della FVL, che, nel rapporto con la nostra Repubblica, senza enfasi e senza retorica, si collocano come un fattore primario.
Un rapporto che non può, per le Istituzione Repubblicane, che essere funzione di un dovere preciso di provvedere alla vita di queste Associazioni, che oggi ancora danno legittimità politica alle Istituzioni della democrazia italiana, dopo avere dato a loro, prima, la possibilità stessa di venire alla luce.
Per queste ragioni l’ANPI ha ritenuto di non potere accettare che la vicenda della sua sede fosse ricondotta dal Comune di Milano burocraticamente alla categoria delle locazioni, ma di chiedere al Comune e direttamente al suo Sindaco una radicale riconsiderazione dei rapporti che debbono intercorrere tra l’Amministrazione e l’ANPI.
È in questa luce che l’ANPI ha inviato al Sindaco di Milano, dottoressa Letizia Moratti, la seguente lettera:

A. N. P. I.
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Comitato Provinciale di Milano

Milano, 16 Novembre 2007

Dott. Letizia Moratti
Sindaco di Milano
Piazza Scala, 2
M i l a n o

Prot. 31/007/TC/lp

Gentile dottoressa,
nell’ottobre scorso l’Assessore Ingegner Gianni Verga, a fronte di "notizie di stampa" sulla possibilità di un "presunto sfratto" dell’ANPI dalla sua sede di Milano in via Mascagni, cortesemente si preoccupò di tranquillizzare me, quale Presidente Nazionale dell’ANPI, e, con me, l’opinione pubblica, sull’assoluta infondatezza di una siffatta notizia, scrivendo a me la lettera di cui Le compiego copia, inviata anche, per conoscenza, al quotidiano la Repubblica.
La lettera dell’Assessore Ingegner Verga, nonostante le sue indubbie buone intenzioni, ha profondamente turbato l’animo dell’ANPI, anche se conteneva assicurazioni che l’ANPI non solo avrebbe sicuramente potuto contare sulla possibilità di restare negli spazi di Via Mascagni quantomeno sino al 31 dicembre 2009, ma che avrebbe successivamente potuto contare sull’Amministrazione per l’individuazione di una sede alternativa.
E’ questa la ragione che mi induce a rivolgermi direttamente a Lei, Sindaco di Milano, così come mi richiedono di fare tutti le componenti della Associazione, le quali ritengono che la questione della sede dell’ANPI non possa essere ricondotta a un puro rapporto burocratico, sia pure in qualche misura protetto, in quanto attinente all’espletamento di attività sociali prive di lucro, ma che sia riconducibile in assoluto ad un "unicum", che comporta il dovere civico, da parte di tutte Istituzioni dello Stato, centrali e locali, di garantire una casa all’Associazione che è, nell’oggi del Paese, la proiezione di quelle strutture, figlie del Corpo Volontari della Libertà e del Comitato di Liberazione Nazionale Altitalia, e, quindi, del Governo Italiano del tempo, che contribuirono ieri a realizzare quella Repubblica che oggi, da quella lotta, trae la legittimità internazionale e la legalità costituzionale.
Nel tempo in cui viviamo una siffatta sensibilità e una tale consapevolezza sono condizioni indispensabili per la vita democratica della nostra comunità.
È per questo che sento il dovere di prospettarLe la necessità che Lei si assuma personalmente e con il Consiglio Comunale l’impegno etico e politico della casa dell’ANPI, che non appartiene alla categoria delle locazioni ma alla categoria della vita democratica del Paese e della sua identità storica.
Un nostro incontro ci consentirà sicuramente di ritrovarci uniti sugli stessi valori.
Cordiali saluti.
Il Presidente
Tino Casali
All. lettera Ass. Verga

Per tutto quanto esposto, ritengo molto importante una riunione con i Gruppi consiliari di minoranza del Comune, Regione, Provincia, con le Associazioni della Resistenza, forze politiche, sindacali
Venerdì 23 Novembre alle ore 17 –
nella sede di Via Pietro Mascagni, 6 –
Raccomandando una puntuale presenza, saluto cordialmente.
Il Presidente dell’ANPI
Tino Casali

09 novembre 2007

1 novembre. Cimitero Maggiore campo della Gloria.

Dice monsignor Bottoni, rappresentante dell'arcivescovo di Milano: "Un conto è la pietas religiosa, per cui tutti i morti sono uguali perché tutti accolti nella misericordia di Dio, un altro è la pietas civile...Non tutti con la loro vita e la loro morte hanno voluto che la polis terrena fosse la casa di tutti. La casa è di tutti se nessuno se ne appropria, come ha fatto il fascismo e ancora potrebbe sotto mentite spoglie. Né qui né in altro luogo della nostra città medaglia d'oro della Resistenza il desiderio di riconciliazione deve portare a mettere tutti i morti sullo stesso piano, cadendo in una sorta di relativismo della memoria."

Maurizio Maggiani. Ora e sempre Resistenza

"Lo scrittore Maurizio Maggiani, classe 1951 racconta cosa abbia significato Resistenza per suo padre e ci dice anche cosa significhi per lui oggi. Questa toccante testimonianza è stata una delle pagine del Festival - Fino al cuore della rivolta. Artisti per la Resistenza tenutosi dal 3 al 6 agosto 2007 presso il Museo Multimediale della Resistenza di Fosdinovo (MS)."

Una storia... Ora e sempre Resistenza.

http://movies9.arcoiris.tv/movies/conferenze/ora_e_sempre_resistenza_big.ram

Spyke Lee/Sant'Anna di Stazzema

Cari amici di Milano permettetemi di farvi conoscere quello che ho scritto al regista americano circa le scene girate da lui a sant'Anna di Stazzema per un film sulla Buffalo. Come forse saprete anche dalla stampa c'è il dubbio che per "esigenze di copione" il regista abbia creato nella sceneggiatura qualche aggiustamento alla ricostruzione storica della strage ormai appurata anche dal tribunale militare, riprendendo suggestioni che in qualche modo attribuivano alla presenza di partigiani in paese la spinta a compiere il criminale gesto del massacro di tanti innocenti.
Un saluto da amica. Didala Ghilarducci, segretaria Anpi di Viareggio.

Lettera aperta al regista Spyke Lee
Gentile regista, mi chiamo Didala Ghilarducci. Sono una vecchia partigiana. Mio marito, Chittò, fu ucciso dai nazisti sui monti versiliesi alcune settimane dopo la strage di Sant'Anna di Stazzema, in quel terribile agosto del '44. Mi sono risolta a scriverle perché quello che leggo sui giornali a proposito del film che lei sta girando mi fa sentire il cuore pesante come un macigno. Pare infatti che nel film si avvalori la falsa tesi che la strage venga compiuta a causa della ricerca di partigiani presenti in paese. E' una falsa tesi che i detrattori della Resistenza hanno sempre sostenuto per dare ai partigiani la colpa di quella strage.Tutte queste voci che si rincorrono sul contenuto delle scene girate a Sant'Anna, se possono poco turbare lei, danno agli uomini ed alle donne della Resistenza italiana una dolorosa inquietudine.So che lei è un grande regista, so che nei sui film è riuscito sempre a raccontare drammi, dolori ed oppressioni che ci hanno emozionato ed hanno fatto crescere la coscienza civile anche qui in Europa. Di questo soprattutto le sono grata. Ho lottato una vita per la democrazia, i diritti civili e la libertà che non posso non trovarmi accanto a chi combatte e denuncia ingiustizie e sopraffazioni.Proprio per questo vorrei essere altrettanto brava da poterle non solo spiegare, ma farle sentire in qualche modo, perché ogni finzione, ogni aggiustamento di quanto avvenuto a Sant'Anna di Stazzema mi pare, ci pare, inaccettabile. Quando le persone, una comunità, hanno vissuto un lutto così profondo e traumatico, comprenderà che conservino sul tema una sensibilità esasperata dal dolore che brucia ancora la carne a distanza di sessant'anni. Nel raccontare la sua storia, una storia importante non solo per il suo Paese, lei ha scelto di fermarsi su quella piccola piazza davanti alla chiesa, a Sant'Anna. Una piazza che io, come altri, ho visto nel suo orrore reale ed inenarrabile nel '44. Il vento può aver portato tra i boschi e verso il mare la cenere di quel rogo, ma l'angoscia, il pianto e il sangue restano aggrumati là e resteranno là nel tempo e nelle nostre coscienze di uomini e donne. Se lei, gentile regista, si soffermerà in questo pensiero allora capirà come non sia possibile in quella piazza raccontare un'altra morte. Non lo possiamo fare per le vittime, non lo possiamo fare per quei ragazzi e quelle ragazze della Resistenza rimasti sui monti insieme a loro a ricordarci per sempre l'orrore della guerra e il prezzo altissimo della libertà. Se togliamo loro la storia, allora li priviamo del senso della loro morte. E questo non è possibile in quella piazza. In un'altra ricostruita altrove, ma non lì. Non riesco ad immaginare che per raccontare una storia di diritti e di persone si finisca per sottrarre la propria storia ad altre vittime.Ecco, gentile regista, le ho aperto il cuore nella speranza che in qualche modo da lei possa giungere una risposta che ci faccia comprendere che il senso del faticoso cammino di impegno civile, di riconciliazione che come comunità e persone abbiamo ricercato e percorso in questi sessant'anni, non sarà disperso.
Didala Ghilarducci

Enzo Biagi


Ricordando il Partigiano Enzo Biagi...






...“Una persona onesta”: così, dice Carla Biagi, suo padre avrebbe voluto essere ricordato. “ Ha sul petto -prosegue- il distintivo di Giustizia e libertà perché era una delle cose più care di cui parlava di più, ossia dei partigiani e anche questo mi piace ricordarlo”. Anche noi vogliamo ricordarlo così: una persona onesta, un partigiano che aveva combattuto per la libertà. Con lui se ne va un giornalismo d’ altri tempi, il giornalismo, quello vero, che ti fornisce realmente strumenti di conoscenza, che ti fa pensare, riflettere, che ti arricchisce. Un giornalismo d’altri tempi trapiantato nella società della comunicazione che ti fornisce notizie, milioni di notizie, in tempo reale ma non arricchisce la tua conoscenza, la tua formazione di cittadino...

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