27 marzo 2008

the Italian Resistance in WWII

Due video dal sito: Behind the Lines. The OSS and the Italian Resistance in WWII
(A documentary project by Nancy Schiesari)
http://www.ossinitaly.org/index.html
The resistance in Italy : The Italian Resistance was one of the most important in Europe. In the summer of 1944, the Partisans numbered around 70.000, and the end of the war tey were 200.000 strong, and had suffered 50.000 casualties. They tied up a third of the German Army in Italy away from the Allied front. These are a few of their stories.
http://www.ossinitaly.org/partisansclip.html
Women in the Resistance: Italian women played a vital role in the successes of the Resistance. After the war - for the first time in Italy - Women could vote and hold positions in the national government. Of the five per cent that comprised the 1946 legislature for the newborn Italian Republic, more than half of those women had served in the partisan movement.
http://www.ossinitaly.org/womenpartisansclip.html

Scarpe rotte...

..."come nella Resistenza alcuni partigiani, alcuni raggruppamenti, alcune brigate e divisioni ricevevano in montagna con regolarità i lanci aviotrasportati da parte degli alleati angloamericani... così per loro, divise, armi , vettovagliamenti e rifornimenti, alcune brigate, invece non ricevevano nulla, (di solito le brigate garibaldine) e allora scarpe rotte eppur bisogna andar... e scusate ma questa e proprio la storia della sezione ANPI Barona... che fa la resistenza senza lanci.. e con solo le proprie scarpe rotte..." un passaggio dell' intervento: Conferenza Regionale ANPI Lombardia. domenica 16 marzo 2008. Sala della Provincia - Milano.

Addio al partigiano Donè "El italiano del Granma"

È morto all'età di 83 anni Gino Donè Paro, il partigiano veneto che dopo aver combattuto nella Resistenza partecipò alla Rivoluzione cubana a fianco di Che Guevara. Fu l'unico europeo a salire sul Granma, la nave che sbarcò a Cuba con gli 81 ribelli di Fidel Castro alla fine del 1956. E a Cuba, nell'archivio storico delle Far (Forze armate rivoluzionarie) è conservato ancora il suo dossier.
Partigiano con la Missione Nelson, dopo la guerra emigrò a Cuba passando per il Canada. Dopo l'incontro con Olga Norma Turino Guerra, giovane rivoluzionaria di ricca famiglia cubana che nel '54 diventerà sua moglie, Gino Donè entrò nel "Movimento 26 luglio" di cui divenne anche tesoriere. "El Italiano" partì così il 25 novembre del 1956 dal porto Messicano di Tuxpan con i patrioti del battello Granma, ma nel gennaio del '57 ricevette l'ordine di andare all'estero. Dopo mezzo secolo Gino aveva detto che «dopo il Desembarco del Granma, abbiamo fatto quello che abbiamo potuto chi un una forma chi un'altra. Io che ero straniero ero il più indicato a strare lontano e fare ciò che nella Sierra non avrei potuto fare». Il partigiano trevigiano, che viveva con la nipote Silvana a Noventa di Piave (Venezia), si è spento sabato sera in una Casa di cura di S.Donà dove era ricoverato per alcuni esami. I funerali oggi giovedì 27/03 al cimitero di Spinea, poi la salma verrà cremata. Alle esequie di Gino Donè parteciperà una delegazione dell'Anpi con la bandiera dei partigiani italiani. La nipote Silvana ha annunciato anche la partecipazione di una delegazione dell'ambasciata di Cuba a Roma. "Prima partigiano in Veneto contro il fascismo, poi al fianco di Che Guevara nella rivoluzione cubana. La sua testimonianza di impegno contro le ingiustizie e per la libertà ci consegna una eredità ideale che vivrà nelle nostre lotte".

19 marzo 2008

Petizione ANED - Torino

REAGIRE AI RIGURGITI FASCISTI

Il clima verbale di volgarità e violenza in cui si sta sviluppando questa campagna elettorale, non può e non deve lasciare indifferenti. In nome di una vittoria alle urne si giustificano scorrettezze, si appoggiano candidati più che discutibili, si richiamano legittimandole esperienze aberranti, con le quali l'Italia non riesce proprio a fare i conti. Tutto questo alla luce del sole, come un'ovvia legge dell'esistere.

Nella gestione del potere esistono da sempre compromessi con l'immorale e con l'illecito, più o meno evitabili: è ingenuo non prenderne atto. Ma tale compromesso, fosse anche "un'arte", va comunque considerato una necessità, non una virtù: un passo provvisorio verso il futuro e non uno strumento di cui essere orgogliosi e non certo per ipocrisia. Se in politica l'unico grande peccato è di essere sconfitti, affermarlo con toni normali, farne addirittura uno slogan, è inammissibile per chi rivesta cariche di visibilità sociale: una responsabilità cui nessuno può derogare.

Crediamo all'importanza di una nobile dimensione visibile del fare politica, basata sul rispetto reciproco, che mai si permetta di infrangere quello specchio dove ogni cittadino vede riflesse le proprie virtù civiche: la democrazia. Uno specchio potentissimo nei suoi effetti, ma altrettanto fragile, al punto che anche i sassi scagliati per gioco possono alla lunga frantumarlo e non basterà allora ritrarre la mano né dire di aver scherzato.

Protagonisti della vita sociale e politica italiana stanno comunicando al popolo che tutto è lecito, che ogni ignominia etica e legale è permessa per arrivare al successo. E' la prova che il fascismo, cioè l'inconscia autorizzazione amorale persino a distruggere il proprio avversario pur di prevaricarlo, lungi dall'essere un ricordo, è più di un'attuale minaccia che ci chiama a reagire.


per aderire a questa Petizione:
http://www.petitiononline.com/aned/petition.html

17 marzo 2008

Intervento: Conferenza Regionale.

ANPI. Comitato Regionale della Lombardia
TREDICESIMA CONFERENZA ASSOCIATIVA REGIONALE
“Far vivere i valori della Resistenza. Attuare la Costituzione”
Sabato 15 Domenica 16 Marzo 2008
SALA AUDITORIUM CENTRO CONGRESSI della PROVINCIA - MILANO –

Intervento: Ivano Tajetti. - ANPI Barona Milano

"Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società".

Cari compagni, Compagne, Partigiani, Antifascisti, inizio questo mio intervento citando Pasolini 1 in una frase del 1962, la ritengo molto attuale, e su questa frase ho sviluppato il mio pensiero, che oggi, consentitemelo vorrei esporvi: Il mio percorso in questi ultimi anni all’interno dell’ANPI mi ha portato ad assumere la presidenza di un piccola sezione di periferia di Milano, primo presidente non partigiano; ancora prima delle norme statutarie con l’apertura dirigenziale a tutti gli antifascisti, un grande onore che mi ha aiutato in questi anni a superare molte difficoltà, anche grazie a voi, partigiani, miei padri, mie madri, miei maestri… e, grazie al mio vero padre che da partigiano sin da piccolo mi ha insegnato l’onestà, l’antifascismo, ma soprattutto la capacità di sognare una società, un mondo migliore e la possibilità anche nel piccolo di operare perché i suoi, i nostri valori non siano un utopia ma un forte senso alle mie azioni quotidiane.
Difficoltà dunque, un periodo di grande confusione politica, uomini, partiti, dibattiti, leggi e proposte, media ed istituzioni che confondono, stravolgono, diffamano la Resistenza, i suoi uomini e la sua carta fondante, la Costituzione.
Ogni giorno l’antifascismo è messo in discussione, viene rinnegato, considerato obsoleto, non degno di comparire nei programmi elettorali, nelle discussioni.
Solo insensate opinioni sulle equiparazioni, sui morti tutti uguali, pagine di storia ormai lontane e confuse, un acqua torbida in cui nuotano pareri e storie, personaggi e falsi storici pronti a servire ancora una volta padroni e interessi.
Ancora una volta per salire in un inquietante vortice di negazioni, revisioni, falsificazioni, i diritti dei lavoratori, le discussioni sulle donne, le leggi e le norme che tanto hanno dato, costruito in quest’Italia, diritti civili e sociali, la scuola, il lavoro, l’ambiente, l’assistenza, la natura… un mondo in cui da sempre crediamo, che piano piano cambia non in un ambito di crescita, ma solo di regresso piegato alle scelte dei pochi che ancora una volta scelgono per loro, ai danni dei molti.
Da sempre l’ANPI con il suo presidente Tino Casali ha ricordato i pericoli di questa deriva, da sempre ha chiesto a tutti vigilanza ma soprattutto un unione per sconfiggere ora come sessant’anni fa quello che fu allora e ancora è, fascismo.
La nostra trasformazione paga lo scotto di nuove figure, nuove tendenze, nuove correnti, ma il parlare, l’agire, il comunicare senza pressioni, giochi di potere, ambizioni personali, spinti solo dalla nostra limpida storia, quella degli alti ideali, delle nostre radici che parlano d’uguaglianza, fraternità, libertà è la nostra forza trainante.
Insegniamo il fascismo, il razzismo, per non far dimenticare cosa è l’antifascismo. Insegniamo ai giovani che loro coetanei di diciotto vent’anni hanno donato la vita, senza obblighi o costrizioni, ai giovani insegniamo a resistere, i partigiani non erano eroi senza paura, erano donne, operai e studenti che pensavano, agivano, erano ribelli, sabotatori, disertori… le lapidi della mia zona, della nostra regione, della nostra Italia, riportano i loro volti la loro età, uomini e donne che spesso dimentichiamo, ed allora quando siamo in coda alla posta e vediamo maltrattare un anziano, uno straniero perché non sa compilare un modulo e non reagiamo, dobbiamo ricordarci chi siamo, chi erano, e ricordarci di rompere le scatole, diciamo alle nuove generazioni di protestare, pensare, agire.
Concedetemi un ulteriore citazione uno scritto, una frase forte, del filosofo, del partigiano Ludovico Geymonat 2
“Gran parte dei giovani ha ormai compreso che questo Stato corrotto e scettico non rappresenta la vera Italia, come non la rappresentava la dittatura fascista. Essa ha compreso che questo Stato non è, se non a parole, l’erede della guerra di Liberazione. Ha compreso che lo spirito della Resistenza va tenuto vivo non con cerimonie puramente formali, ma con la fermezza delle azioni: la lotta continua, con armi diverse da quelle di allora, ma con durezza non minore. E’ una lotta che esige un impegno continuo, una tenacia indomita, una forza d’animo capace di vincere ogni scoramento. E’ la tenacia e la forza d’animo che proviene da una seria meditazione su tutte le prove del nostro recente passato”.
Il nostro cambiamento statutario chiede nuove responsabilità, nuove figure, (trovavo molto sensata la proposta di Domenico Maglio 3 che chiedeva già dal Congresso Nazionale di Chianciano di affiancare al gruppo dirigente un Comitato Nazionale uguale nei 27 membri ma composto dalle nuove generazioni).
Un attualità dell’ antifascismo dunque, perché il fascismo esiste ancora, se qualcuno mi fa una prepotenza io ancora posso gridarle “sei un fascista” posso gridare fascista a chi usa i manganelli contro gli studenti e i cittadini che protestano, posso indignarmi e gridare la mia rabbia a chi distrugge le lapidi dei miei partigiani 4 a chi con violenza ed ignoranza vuole chiudere le mie case, le sedi del mio pensiero, a chi vuole strappare le mie radici, posso gridare fascista a chi vuol cambiare leggi che tutelano la dignità della donna, dei lavoratori, degli studenti, a chi stravolge l’ambiente, la natura, a chi si ricorda della classe operaia solo in occasione dei troppi morti sul lavoro, ancora posso gridare “fascista” in un paese che ha inventato il fascismo e la cui storia continua a ruotare intorno a questa esperienza di distruzione della democrazia nella quale e rispetto alla quale la democrazia inevitabilmente si definisce.
Ancora fame, sete e malattie infestano il nostro mondo, ancora disuguaglianze, razzismo, oppressioni sono mali radicati, ancora troppa gente soffre e muore.
La nostra è una storia onorevole, ed entro così nella attualità più stretta, la nostra non è una storia di compromessi di basso profilo, non è storia di mafie e potere, è una storia fatta di cose importanti e positive che dalla storia vengono.
Continuiamo a piantare piccoli semi di speranza e felicità, una volta si diceva, si cantava, Gioia e rivoluzione, 5 io penso che un comportamento etico ed onesto, una sensibilità che deriva dalla nostra storia, un educazione all’uguaglianza siano ancora una volta le nostre armi più forti per sconfiggere il razzismo, il fascismo, i mali della nostra società.
Sfruttiamo le nuove tecnologie, le innovazioni informatiche devono essere strumento quotidiano per raccontarci, trovare adesione, comunicazione, soprattutto ora che i mass media hanno un altro indirizzo, ad esempio faccio notare il silenzio dei giornali, dei media, sulla nostra conferenza Regionale.
Ricordando poi gli impegni elettorali che ci attendono quest’anno e che ci vedranno impegnati a proporre le nostre idee, è questo un obbligo politico e morale per contribuire a dettare la direzione politica del Paese con la forza della memoria e il rispetto della storia e della sua verità, ma anche per l’attualità delle proposte legate ai valori dell’Antifascismo, della Resistenza e della Costituzione che sono sempre più valori essenziali.
Mio padre il partigiano Tajetti Pietro “Mario” leggeva queste parole nel lontano 3 aprile 1976 al castello Sforzesco 6 qui in Milano, durante l’ottavo congresso dell’ANPI. In rappresentanza della sezione Barona e del comitato di fabbrica della Borletti 7
“…Troppe volte abbiamo dimenticato quale deve essere il nostro compito lasciando magari ad altri, che nulla hanno a che fare con la lotta Partigiana e Antifascista di sviluppare in maniera contorta quelli che sono i principi Costituzionali e riprendere questi principi è nostro dovere, avvallarci di tutti gli strumenti possibili in nostro possesso, non significa essere condizionati, da questo o quell’altro partito politico, ma portare avanti veramente una politica Unitaria e Antifascista…”
Ancora una volta in campagna elettorale, troviamo immancabilmente chi ci vuole indicare strade dimenticando la capacità della memoria di produrre valori, non dobbiamo precipitare in un dibattito dove l’oggetto ci è sempre imposto dagli avversari, studiamo e riflettiamo serenamente senza compromessi come solo l’ANPI ente morale può e deve fare, gli italiani d'oggi stanno ancora a guardare inerti e distratti le manovre neofasciste non diversamente dalla maggioranza degli italiani "attendisti" del '43-'45, un Italia grigia e amorfa in balia della globalizzazione e del mercato, egemone e asociale, dei sempre più ricchi e potenti a scapito dei valori sociali dei più poveri.
Ancor più sentendo che chi ci vuole rappresentare in Parlamento e in Senato declama con larga risonanza “l’orgoglio di essere fascista”
8, ora che ci tocca pure sentire dal remoto dna nero di Fini in raptus elettorale, "…Fare del 13 aprile non solo una festa di libertà, ma la nuova Festa della Liberazione dall'utopia, dagli inganni e dai fallimenti della sinistra…" 9
nessuno deve mettere le mani sul nostro 25 aprile, unica Festa di Liberazione Nazionale.
Prepariamoci a difendere il 25 Aprile di libertà e di democrazia degli italiani, qualunque sia l'esito delle elezioni ! Costruiamo sin da oggi una grande giornata, rispondiamo con mille iniziative, ed un immenso corteo qui a Milano, ricordiamo il valore della Resistenza, della Costituzione, e chiediamo a tutti i democratici di scendere in piazza con noi.

“… contro l’oppressione fascista che voleva ridurre l’uomo a cosa, l’antifascismo significò la Resistenza della persona umana che si rifiutava di diventare cosa e voleva restare persona: e voleva che tutti gli uomini restassero persone: e sentiva che bastava offendere in un uomo questa dignità della persona, perché nello stesso tempo in tutti gli altri uomini questa stessa dignità rimanesse umiliata e ferita…”
così lucidamente scriveva Camillo Trampolini, 10 noi continueremo a mantenere una costante vigilanza critica attiva, perché il fascismo deve essere combattuto e sconfitto non solo come forza politica a livello internazionale, ma anche come costume civile e culturale, che con la sua retorica, la sua teatralità politica, ignorante e marginale è ancora ben presente nell’Italia contemporanea.
Per questi motivi la Resistenza e la sua carta fondante sono oggi ancora e nuovamente oggetto di molteplici attacchi civili, storici e culturali, ma proprio grazie a questi attacchi si ha la conferma della vitalità dell’ importanza di questa pagina di storia democratica che molti considerano inaccettabile, obsoleta, tramontata, perché avvertono invece ancora la sua innovativa, attualissima critica democratica nei confronti dei privilegi di casta.
Noi continueremo a credere nella nostra Costituzione, continueremo a produrre sapienza, discussioni, fatti, cultura, noi continueremo a chiedere la pace, intesa come totale avversità alla guerra ed al terrorismo, noi continueremo a chieder giustizia ed eguaglianza.
Voglio concludere spingendo fortemente per una nuova linea rinnovatrice, forte dell’entusiasmo costruttivo che sta rinascendo attorno ai nostri ideali, una nuova liberazione, che con le armi della cultura, progetti film, documentari, feste, canzoni, musica, pianifichi interventi nelle scuole, nelle università, nel mondo del lavoro, nelle realtà extracomunitarie e dei cittadini della comunità europea, nei partiti, nelle associazioni culturali e sportive, che si entri di nuovo fortemente nel tessuto sociale, rivendicando diritti e attenzioni, costruiamo fatti concreti che giustifichino i nostri documenti, la nostra dialettica, non servono documenti congressuali se non accompagnati poi dall’ agire.
Cerchiamo una bandiera smarrita, uniamoci contro una frammentazione politica e sociale, spingiamo per una unificazione delle associazioni partigiane e antifasciste nel paese, dimostriamo la nostra unità d’intenti.
Io figlio della Resistenza rispondo “presente”, io e la mia sezione da molto ormai con tutti i mezzi possibili, cerchiamo di costruire, gettare ponti, e la nostra piccola storia basata sul quotidiano è a vostra completa disposizione, trasparente e leggibile sul nostro blog, http://anpibarona.blogspot.com , tutta la nostra storia, le nostre continue iniziative, che non si fermano alle celebrazioni ufficiali, sono lì a vostra disposizione, crediamo nel futuro della memoria, lavoriamo per una cultura del fare, per non sentirci dire (e questa è un anticipazione, che con orgoglio e magari ambizione voglio farvi) da “Arturo” 11 nel documentario che proprio in questi giorni è in fase di montaggio, un video professionale girato con i nostri pochi mezzi economici ma che ci racconta e spero prima o poi racconterà a voi la vita di un partigiano, la sua lotta nell’Oltrepò Pavese prima, Milano con i giorni della Liberazione poi, e con la condanna a morte e l’esecuzione dei gerarchi e del duce a Dongo, dopo.
Arturo appunto che mi diceva nel finale del video nel suo bel dialetto pavese
“e poi sentire ancora parlare di fascismo… noi ormai è finita, ma ai giovani ci verrà in mente quello che ci abbiamo lasciato noi.. la libertà e tutto Né”.
Questo piccolo esempio solo per farvi capire che molte, tante sono le nostre idee il nostro seminare, perché so per certo, che questa conferenza, sarà con i suoi interventi, i suoi uomini, le sue direttive nuovo cemento per continuare a costruire su fondamenta solide cha da più di sessanta anni anche se con fatica si sono poste come patrimonio nazionale della nostra Repubblica.
Io credo in voi, nella mia associazione, nella sua lunga storia, nell’importanza di una piccola frase “ente morale". Partigiani, antifascisti, compagni e compagne, presidenza, delegati dei partiti, delle forze politiche, dei movimenti e delle associazioni, ringraziandovi per la vostra attenzione, concludo la mia analisi, sperando di avervi lasciato un chiaro quadro del mio pensiero, una sintetica traccia della vita di una piccola sezione di periferia di una metropoli come Milano, spero di essere riuscito a farvi comprendere che nonostante i problemi che come ben voi sapete sono tanti, troppi… io, noi, con il vostro aiuto, con il vostro impegno, passato, presente e futuro crediamo in un progresso di rafforzamento e ampliamento di libertà, di quella libertà che tanti hanno sognato in tutto il mondo prima di venire uccisi dalle ingiustizie.
Ancora una volta voglio chiudere un mio intervento con le parole di Norberto Bobbio 12 parole che io spero siano di supporto al vostro agire, e che io rileggo spesso nei momenti di dubbio, stanchezza, perplessità. 13
“ A coloro che non vogliono più saperne della Resistenza perché in Italia le cose non vanno come dovrebbero andare, c’è da rispondere che la nostra non sempre lieta situazione presente non dipende da una ragione soltanto: che non abbiamo ancora appreso tutta intera la lezione della libertà. E siccome l’inizio di questo nuovo corso della libertà e stata la Resistenza, si dovrà concludere che i nostri malanni, se ve ne sono, non dipendono già dal fatto che la Resistenza sia fallita, ma dal fatto che non l’abbiamo ancora pienamente realizzata.”

Milano, prima stesura: 10 marzo ’08 - 14 marzo '08




1 Pier Paolo Pasolini Le Belle Bandiere Ed. Editori Riuniti 1977 Dalla quarta di copertina : I dialoghi di Pasolini con i suoi lettori, in prevalenza giovani comunisti, nella prima metà degli anni sessanta: lettere, versi, polemiche, interventi nel dibattito politico e culturale contemporaneo (Tambroni e il neocapitalismo, la censura e il centro-sinistra, l'« impegno » e la nuova avanguardia, il dialogo comunisti-cattolici e la « crisi del marxismo »), oltre a testi di particolare significato, come la primissima « stesura » di Uccellacci e uccellini. Una scelta di questi scritti, apparsi su Vie nuove a partire appunto dal 1960 e mai pubblicati in volume, viene curata e presentata ora da Gian Carlo Ferretti, che di Pasolini si è già occupato con vari studi. La raccolta copre cosi, a livello documentario e critico, una delle fasi più cruciali del curriculum pasoliniano: quella che segnò il passaggio dalla stagione delle Ceneri di Gramsci (1957) agli anni settanta e alla morte. Con la rubrica di Vie nuove Pasolini avviò per la prima volta un rapporto problematico e critico con un destinatario di massa: di lì prese avvio una serie di esperienze che l'avrebbe portato fino agli Scritti corsari (1975). Pier Paolo Pasolini nasce nel 1922 a Bologna.


2
Ludovico Geymonat Paradossi e Rivoluzioni (il Saggiatore, Milano). Di schiatta valdese, nato a Torino nel 1908, Geymonat aveva il carattere forte e duro delle sue montagne. Si era laureato prima in filosofia, poi in matematica. Ribelle al fascismo e insofferente della cultura dell'idealismo italiano (di Croce oltre che di Gentile), affascinato dallo stile filosofico della "grande Vienna" (ove fisici e matematici, economisti e logici davano l'assalto alla metafisica tradizionale in nome del rigore nel linguaggio e del valore dell'esperienza), in seguito militante del Partito Comunista e comandante partigiano, Ludovico, dopo la Liberazione, aveva creduto in un nuovo razionalismo che costituisse la chiave di volta di un rinnovamento culturale e politico non solo del nostro Paese, ma dell'Europa intera.

3
Domenico Maglio, ANPI Finale Ligure “Alcune riflessioni critiche. Non molte le responsabilità affidate ai nostri giovani”. Patria Indipendente - 19 Marzo 2006

4
Lapide Piazza Miani distrutta. Comunicato stampa ANPI Barona 15/01/2008. Patria Indipendente - 24 febbraio 2008
Segnaliamo e denunciamo pubblicamente che ancora una volta dopo il primo danneggiamento del 23 giugno 2007, nella notte tra domenica e lunedì 13 gennaio 2008 ignoti hanno divelto e rotto la lapide, affissa nel monumento al centro di Piazza Miani, in Milano. Tale atto vandalico ha completamente spezzato in quattro tronconi la lapide ai caduti della Resistenza e del terrorismo, li esposta, danneggiando in modo irreparabile il marmo. La lapide ricordava le vittime del terrorismo, cinque agenti di polizia caduti sul nostro territorio, e ben trenta partigiani della nostra zona caduti per la libertà durante la Liberazione. Colpiti ed allarmati esprimiamo forte preoccupazione per il crescendo nella città di Milano di episodi violenti di inequivocabile matrice fascista, facciamo affidamento alle istituzioni, alla cittadinanza, agli antifascisti affinché Milano e la nostra zona non conosca una nuova stagione di violenze.Convochiamo per sabato 19/01/08 alle ore 15.00 un presidio davanti alla lapide distrutta, chiedendo un immediata risposta democratica a questo ennesimo sfregio alla nostra memoria, alle nostre radici.

5
Gioia e Rivoluzione Area –Demetrio Stratos dall’album Crac 1975
Canto per te che mi vieni a sentire/suono per te che non mi vuoi capire/rido per te che non sai sognare/suono per te che non mi vuoi capire/Nei tuoi occhi c'è una luce/che riscalda la mia mente/con il suono delle dita/si combatte una battaglia/che ci porta sulle strade/della gente che sa amare/che ci porta sulle strade/della gente che sa amare/Il mio mitra è un contrabbasso/che ti spara sulla faccia/che ti spara sulla faccia/ciò che penso della vita/con il suono delle dita/si combatte una battaglia/che ci porta sulle strade/della gente che sa amare

6 Allora Milano città medaglia d’oro al Valor Militare per i suoi caduti durante la Liberazione, concedeva volentieri i suoi simboli , le sue sedi Istituzionali all’ANPI. Mentre oggi la sfratta dalla sua sede storica. Dal sito ANPI Lombardia
http://www.anpi.it/lombardia.php?p=98&more=1&c=1&tb=1&pb=1

7
Intervento del partigiano Taietti Pietro in rappresentanza del comitato di Fabbrica - Borletti – Milano
Via Waschington, 70. All’VIII congresso dell’ ANPI Milano 3/4 Aprile 1976 sala della Balla Castello Sforzesco. Resistenza – Rinnovamento – Realtà Antifascista nell’Italia di Oggi. (documento privato)

8 “Giuseppe Ciarrapico” Intervista su Repubblica 10/03/2008 “Daniela Santanchè” “In mezz’ora” Intervista di Lucia Annunziata - Raitre 24/02/2008

9 “ Gianfranco Fini” Al Palalido di Milano - comizio con Berlusconi sabato 08/03/2008 - ANSA h.20.58. 08/03/2008

10 Camillo Trampolini “Resistere agli arbitrii, Autodifese di militanti operai e democratici italiani davanti ai Tribunali”. A cura di Stefano Merli, Edizioni Avanti. Milano –Roma 1958.

11 “Arturo, Oltrepò Pavese, Milano, Dongo,” documentario. regia e sceneggiatura Ivano Tajetti. Produzione ANPI Barona -Luglio 2007 - Perducco di Zavattarello Pv. Anteprima prevista: Maggio 2008

12 “Norberto Bobbio” Resistenza Incompiuta 1966. studioso di politica e filosofia del diritto più importante del dopoguerra italiano. Professore emerito dell'Università di Torino dal 1984, è uno dei più grandi teorici della democrazia del XX secolo. In sessant'anni di attività accademica ha esplorato numerosi temi dell'etica, il diritto e la politica, concentrandosi sulla teoria e la pratica della democrazia. Dopo aver preso parte alla lotta antifascista, partigiano con il Partito d’Azione, Bobbio ha seguito da vicino le complesse vicende della Prima Repubblica, nonché la difficile transizione verso la Seconda. Analista imparziale della politica italiana fin dagli anni Cinquanta, ha difeso con tenacia le libertà civili e messo in risalto le aspettative e le aspirazioni dei cittadini nelle moderne democrazie, riuscendo a mantenere alto l'ideale di una società più libera, più civile e più giusta attraverso le trasformazioni della democrazia italiana.


13 Alcuni pensieri, frasi, nozioni, citazioni sono state riprese, trascritte e ampliate dalla mia relazione “20 febbraio 2006 - relazione XIV congresso provinciale Milano” (documento privato)

11 marzo 2008

Fini, Santanchè, Ciarrapico...

Piena denuncia, e forte preoccupazione da parte del coordinamento ANPI Zona. 6. Mi. Sentendo che chi ci vuole rappresentare in Parlamento e in Senato declama con larga risonanza “l’orgoglio di essere fascista”, (“Giuseppe Ciarrapico” Intervista su Repubblica 10/03/2008)
http://www.repubblica.it:80/2008/03/sezioni/politica/verso-elezioni-9/ciarrapico-fascista/ciarrapico-fascista.html
(“Daniela Santanchè” “In mezz’ora” Intervista di Lucia Annunziata - Raitre 24/02/2008)
http://www.danielasantanche.com/2008/02/24/lucia-annunziata-intervista-daniela-santanche/
E nelle parole dettate dal remoto dna nero di Fini in raptus elettorale, "Fare del 13 aprile non solo una festa di libertà, ma la nuova Festa della Liberazione dall'utopia, dagli inganni e dai fallimenti della sinistra"
(“Gianfranco Fini” Al Palalido di Milano - comizio con Berlusconi - sabato 08/03/2008 - ANSA h.20.58. 08/03/2008)
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_19052034.html

06 marzo 2008

IPR/Invorio

ANPI Trezzano S/N

Il Caffé

IL CAFFÉ
Milano 1° luglio 1924
Circolo Culturale – Via del Fusaro, 10 – 20146 Milano
Tel. 338/39.64.300 –
e-mail
circoloilcaffe@gmail.com

Lunedì 17 marzo 2008 alle ore 20.30 presso il Circolo “Il Caffè”

si terrà un incontro – dibattito sul tema:

60° DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Articolo 21 sulla libertà di pensiero e di parola


Relatori
Prof. Valerio Onida Già Presidente della Corte Costituzionale

Dott. Alfonso Arbib Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Milano

Dott. Ali Abu Shwaima Presidente del Centro Islamico di Milano e Lombardia

Mons. Gianfranco Bottoni Responsabile per l’Ecumenismo e il Dialogo Religioso della Diocesi di Milano

Intervengono
Dott. Mario Artali Vicepresidente Nazionale F.I.A.P

On. Emanuele Fiano Partito Democratico

Maria Carmela Rozza Consigliere PD Comune di Milano

- - Il Presidente Giacomo Spadaccini

In collaborazione con la F.I.A.P. – Federazione Italiana Associazioni Partigiane

ANPI Crescenzago

ANPI SEZIONE CRESCENZAGO
Circolo Familiare Romeo Cerizza

PER LA FESTA DELLA DONNA

ORGANIZZANO
Una serata al femminile:
“Dai campi e dalle officine...
Quando eravamo signorine”

7 marzo ore 20 - Circolo Cerizza
Via Meucci 2 Milano

Concerto di CANTOSOCIALE
Voce solista, Piero Carcano / Chitarra, Gianni Rota
Mostra a cura del Cipes
“Antifascismo Resistenza Costituente al Plurale femminile”

Buffet

Aderiscono Legambiente di Crescenzago e ACLI Gobba
Sono invitate tutte le Associazioni del Quartiere.
Ingresso libero e aperto a tutte/i cittadine/i

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